Questa pagina è dedicata alla informazione sui referendum richiesti contro l’invio di armi in Ucraina e al coinvolgimento dell’Italia in quella guerra.
Si può discutere della concreta utilità o meno di queste iniziative referendarie. Come è noto i referendum abrogativi (in questo caso delle disposizioni che hanno stabilito l’invio di armi e finanziamenti) devono passare sotto l’approvazione della Corte Costituzionale e poi spesso vengono aggirati riproponendo le norme abrogate semplicemente con una diversa formulazione (come è stato per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti). E’ vero, quindi, che lo strumento del referendum abrogativo è uno strumento spuntato.
Tuttavia la gravità della situazione richiede una qualche azione. il conflitto in corso vede l’Italia impegnata nel sostegno militare al cosiddetto occidente (a trazione Usa), nonostante la nostra costituzione ripudi la guerra come mezzo per risolvere i conflitti internazionali, e nonostante non sia certo a rischio la sicurezza dei confini nazionalli. C’è una sensazione molto diffusa che la posizione italiana sia determinata fuori dai nostri confini, da entità cui non importa nulla degli interessi italiani, tradizionalmente amici di entrambe le parti in causa. Il popolo italiano, a nostro parere, è in larga maggioranza contro le decisioni prese da governo e parlamento. Tuttavia per una serie di errori delle forze di vera opposizione, e per la inesistenza ormai di una par condicio sui mezzi di informazione, questa parte di popolo pure probabilmente maggioritaria, non ha alcuna rappresentanza in parlamento, e nemmeno capacità di generare una forte opposizione nelle piazze. Nella sostanziale impotenza in cui ci troviamo, iniziative come quelle dei referendum, almeno hanno il merito di fare emergere chiaramente questa volontà popolare.
Dobbiamo purtroppo rilevare, come ancora una volta, le forze di opposizione organizzate, invece di tendere a cercare l’unione operativa, ha visto questa occasione come possibilità di affermare il proprio ruolo sulle altre. Ancora una volta la lezione dei “capponi di Renzo”, non sembra essere stata compresa. Eravamo quindi tentati anche noi di rispondere con un rifiuto di queste logiche settarie e di ricerca dell’egemonia a scapito degli obbiettivi. Ma ci rifiutiamo. E pertanto pur con tutte le critiche ai comitati organizzatori dei referendum, invitiamo i cittadini a firmarli, nella speranza che la volontà di unione alla fine comunque prevalga sugli intweressi di bottega, nel superiore interesse del popolo italiano.