Quando, anni or sono, m’imbattei in questa locandina rivoluzionaria della Francia del 1793: “Qui ci si onora del titolo di Cittadino”, fui subito colpito dal verbo “onorare”.
Esso indicava un nuovo titolo nobiliare, prima inesistente: quello del Cittadino. Titolo contrapposto al Re, al Clero, ai Duchi ed ai Conti, a quelli che, allora come oggi, esercitavano il potere e lo amministravano per gli “inferiori”, il gregge, il popolo che non sa.
E allora mi accorsi che, dopo oltre due secoli, non è cambiato nulla: continuiamo a contare niente, a non poter decidere, a non poter scegliere, a non esercitare il nostro onore di “citoyen” con l’aggravante dell’illusione di poterlo fare. Eppure, quel titolo aveva, e dovrebbe ancor oggi avere, una portata enorme: consentire ai nuovi Sovrani di prendere direttamente decisioni su tutto quello che li riguarda poiché, avendolo tutti, indistintamente, garantiva l’uguaglianza e la libertà.
“Scelgo Io!” aspira proprio a questo: inserire direttamente il Cittadino nella responsabilità amministrativa; senza intermediari. Ma non solo a parole, cosa che non sarebbe per nulla nuova, ma nei fatti: a cominciare dalla struttura ed organizzazione interna dell’associazione.
“Scelgo Io!”, per come la vedo io, vuol dimostrare che la democrazia diretta non solo è auspicabile ma è fattibile. Da subito. Vuol dimostrare infine, una volta per tutte e dopo le amarissime delusioni di quest’ultimo decennio, che se non si è democratici diretti nel cuore ed all’interno della comunità, è impossibile proporlo all’esterno.
Nessun capo anzi, meglio, tutti capi, tutti “citoyen” che si onorano di esercitare, con orgoglio, la loro sovranità. Per questo mi piace.